Per te

Progetto fotografico a cura di Laura Zanenga e Monica Antonelli. Un racconto metaforico della violenza all’interno delle mura familiari. Una storia reale, raccolta e trasformata attraverso la fotografia per arrivare all’osservatore e smuovere in esso una riflessione e un’azione.

04.

Alternavi alla violenza gli abbracci, in cui nascondevi le tue armi. Ti permettevo di punirmi. I miei sensi di colpa e la convinzione di sbagliare erano le tue munizioni migliori. I tuoi colpi trapassavano ogni volta, non solo le mie carni, ma la mia anima, che ne usciva ogni volta sconfitta e più debole.

08.

Trovo il coraggio di testimoniare contro di te, ma la tua forza è tale da trattenere i miei passi, da frenare la mia salita verso la liberazione, , da spogliarmi di nuovo di ogni dignità.

11.

E poi la caduta. La macchina del fango mi ha spogliata per coprirmi di sudiciume. La mia testimonianza non è servita, non è stata sufficientemente esaustiva? Giaccio a terra, cerco di proteggere me stessa, ma lo strato di ingiustizia che sommerge il mio corpo, mi impedisce qualsiasi movimento. Mi sento inerme...Lascio cadere la mia anima.

01.

Non ricordo da quando, ma i miei occhi, ad un certo momento, hanno iniziato a vedere la tua vera natura. Ho scoperto chi eri ed ho iniziato ad avere paura. In me era fissa l’immagine di te che alzavi le mani ad ogni cosa che tu interpretavi come mancanza, come sbagliata.

05.

Ma c'è stato un momento in cui ho detto basta. Vivevo ancora con te, ma ho cominciato a non accettare più le tue pressioni psicologiche, i tuoi colpi. Ho iniziato a prendere coscienza della mia forza. Ho iniziato a seguire la luce, sebbene parte di me subisse ancora la tua presenza.

09.

Inizio a subire le prime sconfitte. I miei passi sono incerti. La salita diventa sempre più impervia. Faccio resistenza, cerco di non cadere, ma invano, scivolo di nuovo verso il basso.

12.

La caduta e le mani che mi hanno afferrata per farmi rialzare mi hanno resa forte. Rinasco, riemergo pura da quel fiume che mi ha tenuta in apnea per troppo tempo. Esco. Posseggo ora un forza che non pensavo di avere. Le ingiustizie subite non mi impediscono di lottare di nuovo percorrendo una nuova strada.

02.

Nemmeno la gravidanza è riuscita a fermare la tua violenza. Il cuore piangeva la mia disperazione, la mia paura di non riuscire a proteggere la vita che stava crescendo dentro di me. E tu, che riuscivi a percepire ogni mia emozione, la utilizzavi contro me stessa.

06.

Comincio a gridare aiuto. Mi sento afferrare da una mano che conosco. A lei se ne aggiungono altre fino ad esserne circondata. Non mi sento più sola. Riesco ad allontanarmi da te che cominci a perdere quel potere di sopraffazione che fino a quel momento ti aveva reso invincibile.

10.

Mi arrendo. Mi aggrappo con forza ad ogni appiglio per vincere la mia battaglia. Il dolore è forte. I ricordi tornano con violenza. Ma cerco di resistere allo scontro.

13.

La mia anima è di nuovo pulita. Ed ora possiede tutta la forza per mettere in campo una battaglia contro qualsiasi tipo di ingiustizia, contro qualsiasi violenza di genere. Nessuno mi può più fermare. Ho preso coscienza di me, della mia storia, delle ingiustizie subite, ed ora sono io ad avere armi che portino aiuto e non sofferenza.

03.

Le tue parole sono state la mia prigione. Hanno spogliato la mia personalità, annullato la mia dignità, mi hanno avvolta in una spirale da cui era difficile uscire. Cercavo di liberarmi, ma la forza di quelle parole era così grande da rendere vano ogni mio tentativo di ribellione.

07.

Aiutata dalla legge, scrivo la mia denuncia. La mano prende possesso dei fogli e la penna inizia a scivolare sulla carta bianca. I ricordi sono sempre più nitidi e con rabbia, dolore, paura, tensione scrivo la mia testimonianza, gli effetti di un amore malato, tossico, un amore che non potrà mai essere chiamato tale.

14.

Ora chiedo a te, spettatore, di osservarti, di chiederti cosa vedi dentro questo specchio. Non voglio risposte, ma nutro la speranza che il viaggio che hai fatto con me faccia maturar in te una riflessione.

Nota: per l’esposizione questa immagine presenta un vero specchio in cui lo spettatore può vedere il suo viso riflesso.


Presentazione del progetto presso l’Associazione Donne contro la violenza (Crema) - 27 novembre 2022

Questa è una mostra che va vista, osservata da vicino per notare i particolari celati in ogni immagine.

È una mostra che va letta, perché ogni immagine riporta un breve testo che può dare il senso di ciò che è rappresentato e farvi calare nella storia che abbiamo raccontato.

È una mostra che va sentita, una mostra che ci auguriamo possa smuovere le coscienze, muovere delle riflessioni, delle prese di coscienza, perché la violenza è attorno a noi ogni giorno e non è solo la violenza che si mostra attraverso i lividi perché quella è quella più evidente, ma è una violenza più insidiosa perché non si mostra agli occhi più distratti, che troppo spesso passano indifferenti sulle vittime: è la violenza psicologica e la violenza assistita. Queste violenze non si mostrano in maniera plateale come una violenza fisica attraverso i lividi lasciati sul corpo di una donna, ma è una violenza che va combattuta ancora più strenuamente attraverso il dialogo, attraverso la conoscenza.

Nel nostro piccolo abbiamo cercato di raccontarvi una storia che parte da un vissuto reale. Abbiamo cercato metaforicamente di raccontarlo e trasformarlo in un progetto fotografico per poter continuare a tenere alta l’attenzione su un dramma sempre più dilagante di cui si parla tanto, ma troppo spesso se ne parla nel momento in cui avviene un omicidio, ma questo è solo la punta dell’iceberg che appare agli occhi dei più. È tutto il sommerso che non viene mai raccontato ma che è il quotidiano per moltissime donne e anche per moltissimi bambini che vivono la violenza nelle loro case, in cui dovrebbero essere protetti, ma che invece assistono, ascoltano, sentono perché i bambini percepiscono tutto anche il non detto.

Ci auguriamo che questa mostra possa farvi nascere delle riflessioni e soprattutto farvi prendere coscienza che magari anche attorno a voi potrebbero esserci persone coinvolte in queste situazioni drammatiche. È per questo che l’ultimo scatto del progetto vuole lanciarvi una